
Aspetti psicologici legati ad allergie e intolleranze alimentari
Il rapporto che ognuno di noi instaura con il cibo prende forma sino da quando siamo piccoli. Scegliere un cibo piuttosto che un altro è carico di componenti psicologiche e affettive molto personali che possono facilitare od ostacolare una sana alimentazione.
Ognuno di noi ha sicuramente memoria di avere avuto voglia di un cibo perché gli rievocava un momento bello, piacevole, spensierato o di averne rifiutato qualche altro perché associato a un ricordo poco piacevole o poco sereno.
Nell’alimentazione entrano in gioco tanti fattori, a volte “buoni” come il piacere, il desiderio e la soddisfazione… qualche volta “meno buoni” come il timore, il rifiuto, la diffidenza e la cautela.
Il rapporto con il cibo è dunque l’espressione di un appetito che non si limita a soddisfare solo la fame, ma coinvolge tutti i nostri impulsi più istintivi e vitali della nostra vita affettiva.
Tutto ciò porta a riconoscere uno stretto rapporto tra cibo ed emozioni.
Un cibo, sia esso scelto e acquistato al supermercato per cucinarlo a casa, sia esso ordinato in un ristorante, deve innanzitutto soddisfare il principio di piacere, colmando sia il nostro bisogno primario e fisiologico di nutrimento ma anche quello psicologico di nutrimento della mente.


Tutti ci nutriamo per stare bene, per procurarci piacere, per goderci un momento di tranquillità lontani da stress quotidiani, per stare insieme ed in compagnia con i nostri amici e i nostri familiari. Nessuno escluso!
A prescindere dall’allergia o dall’intolleranza che si può avere, è importante sviluppare una cultura del buono, del curato, del ricercato, del sano con gusto: sedersi a tavola, scegliere un alimento piuttosto che un altro, sentirsi inclusi anziché esclusi permette di vivere le proprie emozioni, di affrontare le proprie paure ed i propri timori con un atteggiamento attivo, da protagonista.
Riassumendo, il cibo veicola vari significati allegorici ed è sino dall’antichità uno dei momenti essenziali della ritualità collettiva. Cene con amici, feste, aperitivi non sono solo semplici momenti per l’alimentazione ma sono innanzitutto eventi che comportano interazioni relazionali e sociali.
Scoprirsi allergici e intolleranti ad alcuni cibi può stravolgere a volte il proprio comportamento alimentare. Tutto ciò può essere addirittura traumatico. Evitare un determinato cibo, che in alcuni casi è stato assunto per gran parte della vita, può portare a sviluppare diversi sentimenti quali ansia, tristezza, rabbia e inadeguatezza. Tutto questo svilupperà diverse reazioni. La persona potrebbe chiudersi in se stessa evitando cene, ristoranti e pasti collettivi o al contrario potrebbe essere spinto a negare la propria patologia.
Accettare il proprio essere allergici o intolleranti è il primo passo per vivere in armonia e con serenità; ciò permetterà alla persona di non celare la propria condizione ma piuttosto di illustrarla e spiegarla ad amici, familiari, colleghi, coetanei. Incrementando il dialogo con semplicità e naturalezza si supera la sensazione di inadeguatezza e diversità ed è più facile integrarsi con gli altri.
Scoprire di essere intolleranti o allergici probabilmente all’inizio disorienta, forse a volte spaventa. Come spesso succede verso ogni cosa che non si conosce.
Solo un atteggiamento proprio e altrui volto a non fare sentire “ammalati” ma piuttosto volto a trovare nuove soluzioni o nuove opportunità, porterà a mettere in equilibrio emozioni, sensazioni e comportamenti.
Solo così facendo la difficoltà contattata inizialmente diverrà occasione per sentirsi più forti e più in contatto con le proprie energie e le proprie risorse.
Dott.ssa Elena Gargantini
Psicologa-Psicorapeuta ad orientamento Rogersiano (IACP)
